Roma

S I L ENZ I OS A BE L L E Z Z A ROMA

Haruki Murakami, Kafka sulla Spiaggia “Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.”

ROMA

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Fotografie Moreno Maggi Testi Massimo Recalcati Claudio Strinati ROMA

15 18 24 SOMMARIO Roma deserta: memorie di bellezza PIETRO SALINI Dissipatio humani generis MASSIMO RECALCATI Roma. Di tutti, e di nessuno CLAUDIO STRINATI

12 CONTENUTI DINAMICI IN REALTÀ AUMENTATA Oltre a una estesa documentazione fotografica dedicata a Roma, questo volume presenta contenuti dinamici in realtà aumentata che propongono un montaggio di video dei suoi luoghi più suggestivi. Come attivare le esperienze in realtà aumentata: 1 | Scaricare l’applicazione Webuild Group dall’App Store. 2 | Scegliere lo strumento di realtà aumentata e inquadrare con il telefono i marcatori presenti sulle pagine. 3 | Per provare, inquadrare questo marcatore. SCOPRI I CONTENUTI MULTIMEDIALI

PIAZZA SAN PIETRO STAZIONE TERMINI CASTEL SANT ’ANGELO PONTE MILVIO AUDITORIUM PONTE DELLA MUSICA COLOSSEO FORI IMPERIALI CAMPIDOGLIO ALTARE DELLA PATRIA PIAZZA DELLA MINERVA PIAZZA DI PORTA MAGGIORE PIAZZA DEL POPOLO TERRAZZA DEL PINCIO PANTHEON FONTANA DI TREVI QUIRINALE VIA VENETO PIAZZA ESEDRA ARA PACIS ARCO DI TITO ARCO DI COSTANTINO BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO PIAZZA DI SPAGNA CAMPO DE’ FIORI PIAZZA NAVONA ISOLA TIBERINA SINAGOGA BOCCA DELLA VERITÀ PIRAMIDE CESTIA TERME DI CARACALLA MURA AURELIANE EUR COLOSSEO QUADRATO PALAZZO DEI CONGRESSI PIAZZA DELLE NAZIONI UNITE OBELISCO DI MARCONI

15 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Roma: durante la pandemia scatenata dal Covid–19, come molte metropoli nel mondo, si è fermata, e i suoi luoghi pubblici sono rimasti vuoti, sospesi in un tempo indefinito. Piazze, strade e monumenti deserti sono sembrati spogli, come se la mancanza del fattore umano li rendesse incompleti, pur nella loro immutata bellezza e maestosità. L’assenza delle persone e il vuoto generato dal lockdown hanno riacceso il dibattito sui temi legati alla concezione di città vivibile, di urbanistica e di mobilità. È necessario sfruttare l ’occasione di questo cambiamento epocale per ripensare completamente gli ambienti e le infrastrutture, partendo dai bisogni delle comunità in una nuova ottica di sostenibilità, dai centri alle periferie. Questo volume nasce dal desiderio di cogliere questo momento particolare di una città dormiente ed esaltare l ’anima di Roma, documentare e raccontare l ’esperienza del vuoto creato dall ’epidemia Covid–19 e avviare nuove riflessioni sul futuro che ci attende. Le immagini raccontano una Roma diversa e mai vista, nella quale linee e geometrie delle grandi opere riemergono nitide come mai prima, in tutta la loro bellezza non contaminata dalla crescente antropizzazione che spesso, non governata, la imbarbarisce. Scorrere con lo sguardo i monumenti noti ovunque nel mondo ma anche i quartieri e gli scorci meno conosciuti significa analizzare il rapporto tra spazio, comunità e infrastrutture. Le immagini di una metropoli quasi rarefatta ci ricordano che il tessuto urbano, come somma di luoghi fisici, acquisisce senso attraverso l ’uso che le persone ne fanno, e diventa funzionale al benessere dei cittadini. Gli antichi Romani diffusero la vita urbana in territori dove mai essa era apparsa e vollero che le città, in ogni angolo dell ’ impero, avessero alcune caratteristiche simili. La nascita di nuovi conglomerati rivela la volontà di usare la bellezza dell ’edilizia cittadina per fare propaganda alla grandezza di Roma e celebrarne il successo, creando nello stesso tempo infrastrutture al servizio delle persone, come gli acquedotti, alcuni lunghi quasi cento chilometri, fondamentali per il rifornimento idrico e tuttora visibili in alcuni paesi. Simbolo di progresso e di sviluppo. La “grande bellezza”, in fondo, sta nell ’ interazione e nelle storie vissute dalle persone nei luoghi a cui queste appartengono. Da questa idea si può ripartire per immaginare e progettare una rete di infrastrutture più adeguata alle esigenze del XXI secolo, pur nel rispetto dell ’eredità storica e delle affascinanti stratificazioni di una capitale come Roma. Le immagini di questo libro raccontano una struttura urbana vuota e hanno un valore estetico, ma sono soprattutto un’ ispirazione per lavorare sul nostro futuro. Una ripresa durevole e solida, in una fase post-Covid, passerà per un grande progetto infrastrutturale che sfrutti appieno le nostre migliori capacità costruttive e creative, per una transizione verso un modello di sviluppo diverso che abbia come obiettivo una nuova sostenibilità economica, sociale, ambientale. Pietro Salini Chief Executive Officer WEBUILD Roma deserta: memorie di bellezza Una città “dormiente”. Una città che viene dal passato per lasciarci una nuova visione di futuro FORI IMPERIALI

16 Un lungo panico, in principio. E poi, ma tramontata subito, incredulità, e poi di nuovo paura. Adesso l ’adattamento. Rassegnazione? Direi proprio accettazione. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

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18 Dissipatio humani generis NEI SOGNI ONEGLI INCUBI PUÒSEMPRE ACCADERE. LA SCENACONOSCIUTA E FAMILIAREDELLACITTÀ SI SVUOTA; ILDESERTO NONÈ PIÙUNLUOGO LONTANO, MAAPPARE SPETTRALMENTE TRANOI, PRENDE IL POSTODEL TRAFFICO CONSUETODEGLI UOMINI EDELLECOSE. Massimo Recalcati

19 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Lo aveva raccontato a suo modo Guido Morselli in Dissipatio H.G., dove H.G. sta per humani generis. Un romanzo visionario che inizia con la decisione del protagonista di togliersi la vita gettandosi in un laghetto sperduto. All ’ultimo momento desiste però dal suo proposito. Al suo rientro nella città deve constatare con grande stupore la scomparsa totale degli esseri umani. Tutto si capovolge improvvisamente: mentre il suo desiderio iniziale era quello “fobantropofo” di sparire dal mondo, di abbandonare i suoi simili, deve ora registrare che è la vita degli altri a essere sparita con la conseguenza che è lui a sentirsi abbandonato. L’assenza degli altri diventa così la sua immancabile compagna. Piazze, viali, ristoranti, piscine, centri commerciali, uffici, negozi, stadi, teatri, cinema: nessuna presenza umana. I giorni del lockdown sono stati giorni di una dissipatio humani generis provvisoria ma non meno estraniante di quella vissuta dal protagonista del romanzo di Morselli. Conoscevamo molto bene il senso di vuoto che può sorgere per l ’effetto di un troppo pieno. La solitudine contemporanea o postmoderna non scaturisce più, infatti, dall ’assenza dell ’altro ma da una sua ingombrante presenza. Non è più la solitudine come distacco dalla mondanità, dalla chiacchiera e dalla vanità del mondo, ma è una solitudine che appare proprio mentre siamo accanto agli altri, sommersi, pigiati, assembrati, schiacciati uno sull ’altro. È la solitudine che si può provare in una grande metropoli, in metropolitana o in un centro commerciale, nel traffico ordinario di un giorno qualunque mentre ci si reca nell ’orario di punta al proprio posto di lavoro. È la solitudine di chi si ritrova fagocitato in una massa anonima. Ma nei giorni del lockdown abbiamo vissuto una nuova esperienza del vuoto e dell ’assenza, poiché la vita stessa della massa si era essa stessa sbriciolata in tante monadi. Non era, dunque, l ’esperienza del vuoto alla quale eravamo già abituati, che sorgeva dalla calca, dagli spazi intasati e dalla dimensione anonima della massa. Un altro vuoto era apparso insieme all ’ improvvisa sparizione del genere umano obbligato alla clausura del confinamento. Questa sparizione ha mostrato un altro volto dei nostri paesaggi. In particolare le città sono riapparse come da una marea che le aveva sommerse. Per molte città d’arte, invase abitualmente da masse di turisti, si è trattato di una paradossale liberazione che ha coinciso con l ’ imprigionamento necessario degli umani. Generata dal lavoro dell ’uomo, luogo della vita insieme, communitas, polis, stratificazione di memorie storiche, con i giorni del lockdown la città è stata restituita alla purezza minerale della sua semplice presenza. È accaduto come avviene in ogni creazione artistica: l ’artista può comprendere che la sua opera è terminata davvero solo quando la può osservare come una presenza estranea. Sembra paradossale ma è così: la sua mano l ’ha sottratta al nulla e l ’ha fatta esistere, ma ora che questa mano si ritira, ora che ha compiuto il suo lavoro, l ’opera appare come una potenza irriducibile all ’Io del suo autore, altra a se stessa, infinitamente lontana da chi l ’ha generata, indipendente. Solo allora diventa possibile contemplarne appieno la bellezza.

21 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Quello che abbiamo vissuto traumaticamente nel tempo del lockdown non ha forse generato un simile effetto di estraniamento? Nel tempo dove le città si erano spopolate e le sue forme apparivano assolutamente compiute nella loro assoluta presenza, non erano i monumenti della città, le sue vie e le sue piazze, i suoi luoghi a guardarci? Niente rumori, niente suoni, niente fuochi di artificio, niente sguardi curiosi, niente chiacchiere, niente di niente. La bellezza della città ha ritrovato la sua radice di pietra. Per il tempo di una primavera abbiamo vissuto l ’ inaudita esperienza dello svuotamento e della desertificazione della città che solo nei sogni o negli incubi possiamo fare. Dissipatio H.G.: sono rimaste solo le nostre tracce. Tuttavia è come se queste tracce raccontassero la storia di un morto. Una città senza esseri umani è, infatti, una città senza vita. Eppure la bellezza non è affatto esclusa. Al contrario, essa ha forse trovato la sua forma più pura e ancestrale. Non siamo noi a guardare la città ma è la città che ci guarda. Noi siamo chiusi dentro alle nostre case, al riparo dal mostro. Ma la città non può essere aggredita, non può essere infettata. Essa emerge dalla marea mortale della pandemia come uno straordinario relitto. Adesso finalmente ogni traccia del passato, ogni monumento ma anche ogni luogo della città, avrà la cura che merita. Non sarà oltraggiato dalla inciviltà irriflessa del turismo di massa. Finalmente avremo un rispetto assoluto delle opere che non potrà che prendere le forme di un assoluto silenzio. Non a caso Freud accostava la bellezza alla morte. In entrambe queste esperienze qualcosa ci sovrasta, decentrando il nostro Ego. La bellezza come la morte portano con sé un mistero indecifrabile di cui noi non possiamo essere i padroni. Dobbiamo arretrare per forza, fare un passo indietro. Lasciare che le nostre tracce sopravvivano a noi stessi. Dissipatio H.G.: la città fatta dall ’uomo riconquista con la sparizione dell ’uomo la sua mitologia formale. L’uomo non è in fondo necessario alla sua bellezza. Lo stesso varrebbe, appunto, per la morte. È l ’uomo che ogni volta muore non la morte. Indifferenza della morte verso l ’uomo, indifferenza sovrumana della bellezza verso chi la contempla. Mi capita di amare le albe nella mia città perché non c’è nessuno in giro. Nessun umano a macchiare il paesaggio della bellezza assoluta della città. Solo forme composte, tracce, frammenti, spazi, volumi. Nessuna psicologia, nessuna misura umana, solo l ’assoluta bellezza della forma che si nutre di se stessa. Siamo stati esclusi dal paesaggio, distanziati, rimasti a vedere lo spettacolo austero e struggente della bellezza discendere ancora sulle strade, le vie, le piazze che una volta erano state nostre. Non si possono più toccare le pietre delle chiese, come non si può toccare l ’acqua dove i pesci vivono. Una scatola di vetro ci ha isolati in quei giorni dal mondo. Abbiamo abitato lo spazio chiuso della nostra casa, esclusi da quello aperto della città. Noi eravamo ancora parte della città ma la città era fuori di noi, impossibile da toccare e da abitare. Guardavamo la città cambiare, riacquisire improvvisamente la sua assoluta bellezza. Eravamo allora noi la macchia sul quadro? L’ insolente presenza di chi oltraggia la perfezione silenziosa della grande bellezza? Non abbiamo imparato che non siamo indispensabili? Non abbiamo imparato che la bellezza, come la morte, ci oltrepassa? Ma senza esseri umani cosa sarebbe una città? Una città non parla forse sempre di noi, di quello che siamo stati e di quello che siamo? Eppure quando guardiamo le immagini di questo libro che raccontano una Roma deserta non possiamo non pensare alla nostra superfluità. Le pietre, le chiese, i monumenti, le piazze, le vie, le strade con le quali gli umani hanno fatto le loro città si rivelano indipendenti dalla nostra azione. Il lockdown ha staccato l ’opera dal suo autore. E ora essa ci sta di fronte come una presenza lontana e irraggiungibile. Non siamo più noi che la guardiamo. È lei che ci guarda.

24 Roma. Di tutti, e di nessuno Claudio Strinati QUESTE IMMAGINI SONOUN VIAGGIO. SONOLACRONOLOGIA DI UNPERCORSOCHEHA ATTRAVERSATORIPETUTAMENTE ROMADURANTE IL LOCKDOWN, RAPPRESENTANDOUNA CITTÀDESERTA, SILENZIOSA, IMMOBILEMANON DESOLATA, ENEPPURE COSÌ RATTRISTANTECOME PURE SAREBBE LECITO ASPETTARSI. Pagine precedenti VIA DEI FORI IMPERIALI VERSO PIAZZA VENEZIA

25 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Nell ’osservare queste fotografie, piuttosto, si prova una sensazione analoga a quella che si avverte di fronte a certi quadri metafisici di Giorgio de Chirico, che il grande pittore stesso chiama le Piazze d’Italia, visioni di quiete solenne e magica sospensione del tempo, quando l ’artista ebbe l ’ impressione di vedere il mondo come mai l ’aveva percepito, pressoché deserto di presenze umane. In queste immagini realizzate a circa cento anni di distanza dall ’esperienza dechirichiana, sembra di percepire lo stesso stato d’animo del Maestro, tuttavia gravato dal timore di una malattia pericolosa, invisibile, che ha costretto tutti a restare a casa. Il fotografo accetta la sfida e si aggira nella città vuota per documentarla nella sua solitudine e nel suo abbandono. Ma le immagini, in definitiva, non danno affatto il senso di desolazione che pure è stato forse alla base dell ’ impulso creativo. Al contrario, chi vede le foto ha una sensazione di suprema bellezza e quiete interiore, quasi che l ’autore avesse compiuto un esorcismo per liberarci dalla paura e restituirci serenità. È lo sguardo del fotografo l ’unico abitatore della città raffigurata senza presenze viventi. Chi guarda non percepisce il cataclisma che è passato su Roma, sull ’Italia tutta e sul mondo intero, a dire il vero minacciando seriamente la vita delle persone. Chi guarda vede le conseguenze di quello che effettivamente è successo. È venuta meno quell ’attività pulsante e caotica che anima continuamente la vita degli abitanti distribuiti su uno spazio immenso, perché immensa è la città di Roma come estensione territoriale e veramente si può ben sostenere come vi sia spazio per tutti, anche se pochi sono poi i luoghi cruciali dove si rimescola la quotidianità degli abitanti con la pressione, sovente incontenibile, di masse turistiche, portatrici talora di effetti non sempre gradevoli per quella civile convivenza che pure la città indurrebbe facilmente a coltivare. La sensazione dell ’abitante di Roma di fronte a queste fotografie è quella di una specie di riappropriazione, soprattutto pensando a quando l ’andirivieni dei visitatori era tale che la città quasi non si vedeva più per quello che è, un incredibile e mirabile contesto urbano, per certi versi veramente unico al mondo. E di questa unicità le foto danno una commossa testimonianza rivolta sia a chi è espertissimo della storia e delle tradizioni della città di Roma sia a chi non sa niente di tutto questo. Anticamente Roma fu chiamata caput mundi (capitale del mondo) perché al vertice di un impero che gareggiò per ampiezza e importanza con gli antichi imperi dei Persiani, dei Cinesi, degli Ottomani, ed emulò in splendore e magnificenza i mitici regni dei Maya, degli Incas. Ma poi, inevitabilmente, l ’Impero romano si disgregò, travolto prima da bellicose popolazioni del Nord Europa e poi dall ’ irresistibile ascesa del cristianesimo e del papato. Così nel corso dei secoli la città di Roma è diventata un luogo dove nessuno, governante o sottoposto che fosse, si è mai sentito autorizzato a cancellare i segni della storia precedente, come è avvenuto invece in moltissime altre parti del pianeta nel corso del tempo.

26 I conquistatori che vennero da nord distrussero un’ infinità di edifici, monumenti, documenti del passato ma non poterono fare a meno di manifestare enorme ammirazione per quello che gli imperatori, il Senato e il popolo romano erano riusciti a fare e quindi riutilizzarono almeno quanto avevano danneggiato. I papi usarono un criterio analogo. L’architetto rinascimentale Sebastiano Serlio scrisse: “Roma quanta fuit ipsa ruina docet” (quanto fu grande Roma lo testimoniano benissimo le stesse rovine). E queste rovine sono state restaurate, utilizzate, trasformate, sotterrate e poi dissotterrate in un’oscillazione tra antico e nuovo che non ha mai visto, in duemila anni e oltre, una netta prevalenza dell ’uno sull ’altro. È questa la logica della Città Eterna ed è la logica che presiede alle fotografie di questo libro. Ovunque si vada è certamente possibile stabilire l ’epoca esatta del luogo che stiamo attraversando, visitando o semplicemente vivendo nella quotidianità. Ma quel luogo, ci dicono le nostre fotografie, pur databile con precisione, non appartiene mai esclusivamente al momento storico in cui fu progettato, edificato e decorato. Tutta la città, infatti, è un colossale palinsesto dove convivono nello stesso punto periodi diversi, ciascuno dei quali ha per lo più lasciato una traccia ben precisa, consistente in strade, monumenti, opere d’arte, emergenze archeologiche, funzioni peculiari di attività, centri di incontro e di aggregazione sociale. In innumerevoli città del mondo ci sono, nettamente distinte, zone antiche destinate alle visite turistiche e alla fruizione culturale, e zone moderne dove la gente vive e lavora. Roma non è così. A Roma la città antica e quella moderna convivono, sono compresenti, e chiunque vi abiti o vi giunga può rendersene conto percependo soprattutto l ’enorme centro storico, individuato dai rioni e dai quartieri edificati tra la fine dell ’Ottocento e la prima metà del Novecento, come una sorta di museo a cielo aperto, anche se nella mente di molti la parola “museo” non suona gradevole. Ma quello che vediamo nelle foto di questo libro è ben diverso. Roma non vi appare quale museo a cielo aperto ma quale luogo di profondo significato storico e di suprema bellezza, dove tutto parla di vite vissute anche rispetto a duemila anni fa e oltre. In queste immagini si nota come lo spazio e il tempo siano generati da una stratificazione immediatamente percepibile sia nella quotidianità, sia nella ricerca culturale. Nelle foto lo sguardo dell ’autore e il nostro corrono dritto senza ostacoli e disturbi. Vediamo quello che la storia ci ha consegnato e che ci ricorda ogni giorno, e il libro diventa così una vera e propria passeggiata nella storia ininterrotta e come infinita. L’assenza di persone nelle immagini non sfocia in sensazioni di malinconia o tristezza e non è la città dei morti quella che vediamo. È la città di tutti e di nessuno, perché è quella che gli abitanti e i visitatori potrebbero agevolmente conoscere a condizione che la guardassero, accorgendosi allora che è veramente fatta per ciascuno di noi. Viaggiamo quindi nei luoghi cruciali come la collina del Campidoglio, dove si attestano e si confrontano il potere laico del Comune di Roma e quello religioso, perché sulla cima troneggia la basilica, già benedettina e poi francescana, di Santa Maria in Ara Coeli. A ridosso c’è già la nuova Roma nata dalla sconfitta del papato a opera delle armate del Regno sabaudo. C’è infatti il Vittoriano, il monumento eretto, tra fine Ottocento e primo Novecento, al re Vittorio Emanuele II inneggiante all ’unità della patria e alla libertà dei cittadini. Nel 1929 il cosiddetto Concordato fece sì che a Roma potesse poi nascere il paradosso dei paradossi e le fotografie ce lo mostrano in tutta la sua evidenza. Dentro la città laica nasceva uno Stato autonomo, circoscritto da mura come in antico, e fu la Città del Vaticano.

27 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Il fotografo ha narrato questa cruciale e determinate vicenda in immagini eloquenti che ci accompagnano sul Ponte Milvio, dove con la vittoria di Costantino su Massenzio nacque il cristianesimo quale religione di stato, e sul Ponte degli Angeli che porta a Castel Sant’Angelo, baluardo della difesa militare della Chiesa cattolica per secoli e secoli, un monumento che era stato costruito in origine per ospitare il Mausoleo dell ’ imperatore Adriano morto nell ’anno 138 dopo Cristo. Mentre a poca distanza dal celeberrimo monumento la Roma laica trova il suo spazio ideale nell ’ottocentesca Piazza del Popolo, capolavoro di architettura e urbanistica che le foto ci raccontano con forza e suggestione. Così come ci raccontano un altro luogo cruciale della Roma laica e civile dell ’Ottocento, la Piazza Campo de’ Fiori con il formidabile monumento a Giordano Bruno che provocò attriti violenti tra il Comune e il papato. La Roma imperiale antica resta latente nel tempo della Città Eterna anche dopo duemila anni. Le foto ci rammentano come ancora nella prima metà del Novecento vigesse il culto di una vera e propria rievocazione dell ’Antico, proprio secondo i criteri immaginati da de Chirico per la sua pittura nata agli albori del XX secolo. È notevole in tal senso l ’attraversamento dell ’EUR, il quartiere destinato a ospitare l ’Esposizione Universale del 1942 che non si fece mai perché coincidente con il momento della massima espansione della guerra mondiale. Le immagini ci mostrano in modo nuovo e insolito quei luoghi nati, con grande dottrina architettonica, nell ’ immenso clamore della dittatura fascista e sprofondati poi nell ’altrettanto immenso silenzio posteriore alla disfatta del regime, ma prodromo alla rinascita, pur difficile e sofferta, della città moderna. Per capirne il senso bisogna riguardare ciò che le fotografie ci suggeriscono sulla Roma dell ’Ottocento, sugli sventramenti come quello di Via Nazionale, costruita eliminando drasticamente immensi spazi verdi corrispondenti alle grandi ville nobiliari come quella Ludovisi, lottizzata e cancellata dopo l ’Unità d’Italia. Il libro è tutto leggibile attraverso i confronti delle diverse epoche. Magnifica soprattutto è la documentazione fotografica della città settecentesca con la Piazza del Quirinale, il Palazzo della Consulta (oggi sede della Corte Costituzionale), la Fontana di Trevi, testimoni di una stagione memorabile dell ’urbanistica. Ma non è da meno, anzi è ancor più glorificata dalle fotografie, la fase seicentesca, specie nelle immagini di Piazza Navona, feudo vero e proprio della famiglia papale dei Pamphilj, dove vediamo i fasti di Gian Lorenzo Bernini e le eroiche imprese architettoniche di Francesco Borromini, due artisti sommi i cui contrasti hanno fatto epoca. Ma viene messa anche in grande evidenza la città cinquecentesca che creò i più famosi assi viari della Città Eterna, da Via Giulia (dal nome del papa Giulio II) sfociante in Piazza Farnese a Via Sistina (dal papa Sisto V) sfociante dopo lungo percorso al Laterano. E ancora luce sulla la città quattrocentesca, quando Roma rinacque letteralmente con il ritorno dei papi dall ’esilio avignonese. Riprese vigore allora il gigantismo della Roma imperiale. Nacquero Palazzo Venezia e Palazzo della Cancelleria, quest’ultimo appartenente alla Città del Vaticano e quindi extraterritoriale. Ma il momento cruciale è quando le immagini ci portano nel mondo dell ’Impero romano. Il colle del Palatino, il colle del Celio, i cosiddetti Fori Imperiali, la Via Appia che è la quintessenza di quell ’unione tra città moderna e città antica culminante nel Colosseo e nell ’Arco di Costantino, nonché nel Pantheon, che è un po’ distante dal Parco del Colosseo e che pure rappresenta il più alto segno di continuità del tempo, monumento nato pagano e consacrato cristiano. Così il fatto di vedere tutto senza vedere nessuno consente a chi legge il nostro libro di percepire come meglio non si potrebbe il respiro della storia, la grande bellezza degli spazi e dei monumenti, il senso di eletto decoro e di profonda spiritualità che promanano persino dagli angoli più remoti ma amorevolmente rintracciati da questa significativa sequenza di fotografie.

29 Rimane ciò che pur essendo corporeo, non era organico. Il minuto lordume delle vie, i biglietti usati del cinema, le scatole vuote di sigarette. Rimane quello che è organico e vivente, ma non umano. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

ROMA SILENZIOSA BELLEZZA IL COLOSSEO (PROPRIAMENTE L’ANFITEATRO FLAVIO) È UN SIMBOLODI ROMA E DELLA SUA INCROLLABILE DURATA NEL TEMPO. COSTRUITO COME STADIO SOPRA LE ROVINE DELLA DOMUS AUREA DI NERONE, INAUGURATONELL’80 DOPO CRISTODALL’ IMPERATORE TITO CON FESTE E MANIFESTAZIONI CHE UNA LEGGENDA NARRA DURASSERO CENTOGIORNI DI SEGUITO, HA OSPITATO PER SECOLI LE ESIBIZIONI DEI GLADIATORI E INNUMEREVOLI TIPI DI SPETTACOLARI COMBATTIMENTI. HA RESISTITO AL TEMPO PERCHÉ COSTANTEMENTE RIUTILIZZATO, DAL MEDIOEVO IN POI. TRA XI E XIV SECOLO LA FAMIGLIA FRANGIPANE VI INSTALLÒ UNA FORTEZZA POI DEMOLITA. NONDIMENOHA SUBITOGRAVISSIMI DANNI SIA PER TERREMOTI, SIA PER LE SPOLIAZIONI CONTINUE DI MATERIALI PERPETRATE SOPRATTUTTODURANTE IL RINASCIMENTO. È ALTOQUASI CINQUANTA METRI, HA FORMA ELLITTICA E LA FACCIATA PRESENTA UNA TRIPLICE SERIE DI OTTANTA ARCHI. QUELLI AL PIANTERRENO SONONUMERATI PER REGOLARE GLI INGRESSI DEL PUBBLICO. VIA SACRA VERSO L’ARCO DI TITO Pagine precedenti IL COLOSSEO DA VIA SACRA

COLOSSEO E ARCO DI COSTANTINO

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Scopri i contenuti multimediali I MONUMENTI

44 Eppure il silenzio gravava e io lo registravo con un senso diverso da quello uditivo, forse emozionale, forse riflesso e ragionante. Ciò che ‘fa’ il silenzio e il suo contrario, in ultima analisi è la presenza umana, gradita o sgradita; e la sua mancanza. Nulla le sostituisce, in questo loro effetto. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

46 ARCO DI TITO

47 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA L’ARCODI TITO CONSERVA LA MEMORIA DI UNO SCONVOLGENTE EVENTODELL’ANTICHITÀ: LA DISTRUZIONE DEL TEMPIODI GERUSALEMME A OPERA DELL’IMPERATORE TITO, RICORDATA NEI DUE GIGANTESCHI BASSORILIEVI CHE, PUR MOLTO CONSUMATI, SI VEDONO ANCORA ALL’INTORNODELL’ARCO A FORNICE UNICO, DOVE RIFULGE L’IMMAGINE DEL TRASPORTODEL CANDELABRO A SETTE BRACCIA. L’ARCONEI SECOLI ARRIVÒ VICINO A DIVENTARE UNA COLOSSALE ROVINA, MA NELL’ OTTOCENTOGIUSEPPE VALADIER NE FECE UN RESTAURO ESEMPLARE DIVENUTO POI MODELLO PER TANTI INTERVENTI DI CONSERVAZIONE SUCCESSIVI. VALADIER COMPLETÒ LE PARTI MANCANTI, RISPETTANDO IL MATERIALE ANTICO, CIOÈ IL TRAVERTINO, RESTITUENDO A QUESTOMONUMENTO L’IMPORTANZA CHE MERITA NELLA STORIA DELL’ARTE. VARCATO L’ARCO SI ENTRA NELL’AREA DEI FORI IMPERIALI PERCORRENDO L’ANTICA VIA SACRA.

48 ORTI FARNESIANI SUL PALATINO

49 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

50 FORI IMPERIALI

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52 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

53 IL COLOSSEO DAI FORI IMPERIALI L’AREA OGGI PER LO PIÙ CHIAMATA DEI FORI IMPERIALI ANTICAMENTE ERA DETTA IL CAMPO VACCINO. ANCORA NEL CINQUECENTO E NEL SEICENTO UNA DELLE ATTIVITÀ SVOLTE NORMALMENTE INQUESTA ZONA DISSEMINATA DI MONUMENTI, QUASI TUTTI PERÒ CROLLATI E RIDOTTI ALLO STATODI RUDERE, ERA LA PASTORIZIA: LA CAMPAGNA CHE PENETRA NELLA CITTÀ, UN USO RIMASTO VIGENTE PER SECOLI. DEL RESTO, MOLTE DELLE COLONNE CHE OGGI VEDIAMO ERGERSI NELLA GRANDE SPIANATA DEI FORI SONO STATE RIALZATE IN ETÀ MODERNA. RESTÒ SEMPRE IN PIEDI, ANCHE SE GRAVEMENTE CONSUNTO NEI BASSORILIEVI CHE LO ADORNANO, L’ARCODI SETTIMIO SEVERO. A POCHI PASSI IN PIENO SEICENTO PIETRO BERRETTINI DA CORTONA, SOMMO ARCHITETTO E PITTORE, EDIFICÒ LA CHIESA DEI SANTI LUCA EMARTINA IN FORME CHE RIECHEGGIANO QUELLE ANTICHE REINTERPRETATE IN CHIAVE BAROCCA.

54 Adesso che ‘ loro’ si fanno desiderare, o cercare se non altro, comincio forse a misurare la loro importanza. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

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PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO Pagine precedenti CORDONATA CAPITOLINA VERSO PIAZZA VENEZIA

59 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA LA COLLINA DEL CAMPIDOGLIO È IL VERO CUORE DI ROMA. VI RISIEDE L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE, VI SI ERGE LA BASILICA DI SANTA MARIA IN ARA COELI, VI CAMPEGGIA IL VITTORIANO, IL DISCUSSOMONUMENTO CHE L’ITALIA UNITA EDIFICÒ INONORE DEL RE VITTORIO EMANUELE II. PER LA SUA COSTRUZIONE FU DEMOLITO UN INTEROQUARTIERE E FURONO RASI AL SUOLO ECCELSI EDIFICI COME LA TORRE DI PAOLO III E IL PALAZZO TORLONIA. LA SCALINATA CHE SALE ALL’ARA COELI RICORDA LA COMMOVENTE LEGGENDA DELL’IMPERATORE AUGUSTO, CHE CHIESE A UNA SIBILLA SE AVREBBE POTUTO FARSI ADORARE COME DIO: LA SIBILLA LO SMENTÌ PREANNUNCIANDO L’IMMINENTE ARRIVODEL VERO REDENTORE GESÙ CRISTO, A CUI AUGUSTO AVREBBE FATTO ALLORA ERIGERE UN ALTARE SULLA SOMMITÀ DEL COLLE CAPITOLINO, DA QUI IL NOME ARA COELI, ALTARE DEL CIELO.

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63 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

66 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

67 PIAZZA VENEZIA E VITTORIANO

68 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

69 PIAZZA VENEZIA

70 PIAZZA DELLA MINERVA

71 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA LA BASILICA DOMENICANA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA DERIVA IL PROPRIONOME DAL TEMPIO CHE SI PENSAVA DEDICATO ALLA DEA MINERVA, SULLE CUI ROVINE LA CHIESA FU EDIFICATA ALLA FINE DEL SECOLO XIII. È L’UNICA CHIESA DI ROMA CHE HA MANTENUTO IN PARTE AL SUO INTERNO LE FORME GOTICHE, POI MOLTO RESTAURATE NELL’OTTOCENTO. SULLA PIAZZA TRONEGGIA L’ELEFANTINO CHE SOSTIENE UNOBELISCO EGIZIANODEL VI SECOLO AVANTI CRISTO, SCULTURA DI MERAVIGLIOSA VIVACITÀ E BELLEZZA, ESEGUITA FORSE DA ERCOLE FERRATA SU DISEGNO DI GIAN LORENZO BERNINI NEL 1667. ALLA BASE DELLA SCULTURA UN’ISCRIZIONE LATINA RIVENDICA L’IMMENSA SAPIENZA DEGLI EGIZIANI, ASSORBITA POI DALLA CIVILTÀ DEI ROMANI E GIUNTA FINO ALL’ETÀ BAROCCA QUANDO L’ELEFANTINO, CHIAMATO SEMPRE DAL POPOLO “IL PULCINODELLA MINERVA”, FU COMPIUTO E COLLOCATO.

72 Non ci sono più fumi nell ’aria, a terra non ci sono più puzzi e frastuoni. (O genti, volevate lottare contro l ’inquinamento? Semplice: bastava eliminare la razza inquinante). Guido Morselli, Dissipatio H.G.

Pagine precedenti COLONNATO DEL PANTHEON

77 PANTHEON E PIAZZA DELLA ROTONDA

78 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA IL PANTHEON (PAROLA GRECA CHE SIGNIFICA TUTTI GLI DEI) È IL MONUMENTO ANTICO PIÙ FAMOSODI ROMA, A PARTE IL COLOSSEO. COSTRUITODA MARCO VESPASIANO AGRIPPA, GENERODELL’IMPERATORE AUGUSTONEL 27 AVANTI CRISTO, FU POI RICOSTRUITONELLE FORME CHE VEDIAMOOGGI ALL’INIZIODEL II SECOLODOPO CRISTO, SOTTO L’IMPERATORE ADRIANO. È UNODEI POCHISSIMI EDIFICI DELL’ANTICA ROMA RIMASTI IN PIEDI E CONSERVA ANCHE PARTE DELLE DECORAZIONI ORIGINARIE, ANCHE SE È NOTO L’EPISODIO AVVENUTONEL 1628, QUANDO PAPA URBANO VIII BARBERINI FECE ASPORTARE TUTTO IL BRONZO ANTICO CHE COPRIVA LE TRAVI DEL PORTICO PER FABBRICARE OTTANTA CANNONI DESTINATI A CASTEL SANT’ANGELONONCHÉ IL BALDACCHINO SULL’ALTARE MAGGIORE DI SAN PIETRO DISEGNATODAL BERNINI, DA CUI LA POESIA SATIRICA: “QUOD NON FECERUNT BARBARI FECERUNT BARBERINI”.

79 PIAZZA DELLA ROTONDA

80 PALAZZO MADAMA

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82 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

83 FONTANA DI TREVI

84 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA LA FONTANA DI TREVI, FORMULATA DA UN GRANDE ARTISTA SETTECENTESCOOGGI ALQUANTOOSCURO, NICOLA SALVI, È UN LUOGODEPUTATO, META DI VISITE TRA LE PIÙ AMBITE DELLA CITTÀ. È UNA FONTANA E INSIEME UNA PIAZZA DOVE IL VISITATORE ARRIVA, PARLA, OSSERVA, SOSTA E VI GETTA UNA MONETINA DI BUON AUGURIO PER UNA VITA FUTURA FELICE E LUNGA A SUFFICIENZA DA POTERCI RITORNARE. LO RACCONTA LA FAMOSA CANZONE ARRIVEDERCI ROMA (1954) DI RENATO RASCEL E LO RIBADISCE L’EPISODIO IMMORTALE DE LA DOLCE VITA DI FELLINI (1960) QUANDO ANITA ECKBERG ENTRA NELLO SPECCHIOD’ACQUA DELLA FONTANA COME FOSSE UN LAGOO UNA VASCA BATTESIMALE, TRASFORMANDO UNMOMENTOOSTENTATAMENTE PROFANO IN UNA SACRA E INCANTATA MEDITAZIONE DA CUI, TUTTAVIA, CI SI SCUOTE IMMEDIATAMENTE.

85 FONTANA DI TREVI

87 Il mondo non è mai stato così vivo, come oggi che una certa razza di bipedi ha smesso di frequentarlo. Non è mai stato così pulito, luccicante, allegro. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

88 PALAZZO DELLA CONSULTA E PALAZZO DEL QUIRINALE IL PALAZZODEL QUIRINALE FU COSTRUITO SUL COLLE ANTICAMENTE DETTODI MONTE CAVALLO, COME RESIDENZA ESTIVA DEI PAPI IN UN PUNTO DELLA CITTÀ PARTICOLARMENTE SALUBRE. NELLA FORMA ATTUALE LO VEDIAMO PER COME FU SISTEMATO ALL’INIZIODEL SEICENTO, CON UN PROLUNGAMENTO SULLA FIANCATA LATERALE ESEGUITO INVECE IN PIENO SETTECENTO E ANCORA OGGI DETTO LA “MANICA LUNGA”. AL CENTRODELLA PIAZZA LE DUE STATUE COLOSSALI DEI DIOSCURI CASTORE E POLLUCE (O COSÌ ALMENO PER LO PIÙ INTERPRETATE) PROVENGONODALLE TERME DI COSTANTINO E MALGRADO SIANO STATE RITENUTE PER SECOLI ORIGINALI GRECI, SONO IN REALTÀ COPIE ROMANE DI ETÀ IMPERIALE. DA LORO, RAPPRESENTATI MENTRE TENGONO A FRENO I CAVALLI, DERIVA IL NOME DI MONTE CAVALLO. SULLA PIAZZA SI AFFACCIA IL MAESTOSO PALAZZODELLA CONSULTA DI FERDINANDO FUGA.

89 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

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91 PIAZZA BARBERINI CON LA FONTANA DEL TRITONE

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93 PIAZZA BARBERINI

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95 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA LARGO CARLO GOLDONI

96 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA VIA CONDOTTI VERSO TRINITÀ DEI MONTI

99 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA VIA VENETO

100 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

101 PIAZZA DI SPAGNA E TRINITÀ DEI MONTI

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ROMA SILENZIOSA BELLEZZA PIAZZA DI SPAGNA DA TRINITÀ DEI MONTI Pagine precedenti SCALINATA DI TRINITÀ DEI MONTI Scopri i contenuti multimediali LE PIAZZE

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111 MUSEO DELL’ARA PACIS E LUNGOTEVERE IN AUGUSTA

112 Una reazione che mi sorprende è la seguente, il mio nuovo modo di pensare a ‘ loro’, gli scomparsi: nell ’insieme, come collettività. Vocazione inattesa a capire, compatire. Simpatia, empatia. Con un insperato colpo di coda, una naufraga solidarietà umana viene a galla. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

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ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Pagine precedenti PANORAMA DAL PINCIO PIAZZA DEL POPOLO È IL SUPREMO SIMBOLODELLA ROMA LAICA. È COLLOCATA, IN ZONA NORD DELLA CITTÀ, LÀ DOVE VIA FLAMINIA ARRIVA ALLA PORTA DEL POPOLO. VARCATA QUELLA PORTA CI SI TROVA IN UNMAESTOSO INVASO PROGETTATODA GIUSEPPE VALADIER DOPO UN LUNGO DIBATTITO POLITICO E ARCHITETTONICO-URBANISTICO CHE VIDE ATTIVI NUMEROSI ESPERTI, SPECIE FRANCESI, E LA COSA NON SORPRENDE SE SI PENSA COME QUESTA PIAZZA SIA PIENA DI SPIRITONAPOLEONICO E RIVOLUZIONARIO. FU COMPIUTA IN TEMPI LUNGHISSIMI E I LAVORI RISULTANO COMPLETATI ENTRO IL 1833-1834. VI SFOCIANO LE TRE VIE DELLA ROMA BAROCCA CHIAMATE DEL TRIDENTE: LA RETTILINEA VIA DEL CORSO AL CENTRO, VIA DEL BABUINODA UN LATO, VIA DI RIPETTA DALL’ALTRO. PER DEFINIRLA NON SI ESITÒ A DEMOLIRE IL CHIOSTROQUATTROCENTESCODI SANTA MARIA DEL POPOLO CHE INGOMBRAVA.

117 PIAZZA DEL POPOLO DALLA TERRAZZA DEL PINCIO

ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Pagine precedenti PIAZZA DEL POPOLO VIADOTTO DI CORSO FRANCIA

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122 PONTE DELLA MUSICA E QUARTIERE FLAMINIO

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124 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA IL PONTE MILVIO È LA PORTA DI ACCESSODEL CRISTIANESIMO A ROMA. QUI INFATTI, IL 28 OTTOBRE DELL’ANNO 312 DOPO CRISTO, COSTANTINO IMPERATORE AFFRONTÒ IL RIVALE MASSENZIO. LA LEGGENDA RACCONTA COME UN ANGELO, APPARSOGLI LA NOTTE PRECEDENTE ALLO SCONTRO, MOSTRASSE A COSTANTINO IL SIMBOLODELLA CROCE DI CRISTO CHE GLI AVREBBE ASSICURATO LA VITTORIA NEL NOME DELLA VERA FEDE. VINSE ED ENTRÒ A ROMA ATTRAVERSANDO IL FATALE PONTE E PERCORRENDO LA VIA FLAMINIA CHE VI SI APRE DAVANTI PER SFOCIARE NELL’ATTUALE PIAZZA DEL POPOLO. IL PONTE NON È PIÙ QUELLO PERCORSODA COSTANTINO. RESTAURATO RIPETUTAMENTE NEL CORSODEI SECOLI, OGGI LO VEDIAMONELLA FORMA CHE GLI DETTE, ALL’INIZIO DELL’OTTOCENTO, GIUSEPPE VALADIER, LO STESSO CHE ESEGUÌ IL PROGETTODEFINITIVO PROPRIODI PIAZZA DEL POPOLO.

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127 PONTE MILVIO

LA QUIETA MAESTOSITÀ DELL’ARCHITETTURA CLASSICA SOVENTE SI INCONTRA E SI SCONTRA A ROMA CON IL RETAGGIODEL FUTURISMO E DEL DINAMISMO PROGETTUALE A ESSO COLLEGATO. COSÌ A POCA DISTANZA DAI SOLENNI PROPILEI REALIZZATI DA LUIGI CANINA ENTRO IL 1830 PER INTRODURCI ALL’INTERNODI VILLA BORGHESE, UNODEI LUOGHI PIÙ CONFORTEVOLI E ACCOGLIENTI DELLA CITTÀ, SI PROFILANO, AVANZANDO VERSO IL TEVERE, LE FORME SPERICOLATE DEL PONTE FLAMINIO, PROGETTATODAL GRANDE VISIONARIO ARMANDO BRASINI AL TEMPODELL’EUR, MAI FINITO. LÌ ACCANTO SPUNTANO LE CUPOLE DELL’AUDITORIUM DI RENZO PIANO (COMPIUTONEL 2003), COME COLOSSALI SCARABEI CORAZZATI CHE ASSORBONO L’IMPETOMOTORIO PROMANANTE DA QUEGLI SPAZI, MENTRE SI INTRAVEDE VICINO IL PONTE DELLA MUSICA, INAUGURATONEL 2011 E POI DEDICATO AD ARMANDO TROVAJOLI. Scopri i contenuti multimediali LE STRADE

129 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA PONTE DELLA MUSICA E QUARTIERE FLAMINIO

PIAZZA MAZZINI

132 PIAZZA MAZZINI

Pagine seguenti VIA DELLA CONCILIAZIONE

PIAZZA SAN PIETRO

BASILICA DI SAN PIETRO DA VIA DELLA CONCILIAZIONE

142 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA BASILICA DI SAN PIETRO DA VIA DELLA CONCILIAZIONE

148 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA CASTEL SANT’ANGELO DA PONTE SANT’ANGELO

Pagine precedenti PONTE VITTORIO EMANUELE II E CASTEL SANT’ANGELO

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151 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

Pagine precedenti LUNGOTEVERE TOR DI NONA E CASTEL SANT’ANGELO

153 CASTEL SANT’ANGELO DAL LUNGOTEVERE DEGLI ALTOVITI

154 Se c’è stata l ’umanità e ora ci sono io, solo io, decido di assumermi i compiti che ‘ loro’ hanno dovuto abbandonare. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

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156 CORTE DI CASSAZIONE

157 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

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160 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA PIAZZA NAVONA, FONTANA DEI QUATTRO FIUMI PIAZZA NAVONA SEGUE LA FORMA DELL’ANTICO STADIODI DOMIZIANO, DOVE SI SVOLGEVANO GARE DI ATLETICA E BATTAGLIE NAVALI. IN ETÀ BAROCCA DIVENNE FEUDODELLA FAMIGLIA PAMPHILJ CHE VI ERESSE L’IMMENSO PALAZZO DI FAMIGLIA, INGLOBANTE LA CHIESA DI SANT’AGNESE IN AGONE PER LARGA PARTE OPERA DEL BORROMINI. AL CENTRODELLA PIAZZA IL PAPA PAMPHILJ INNOCENZO X VOLLE FAR ERIGERE UNA FONTANA, IL CUI SIGNIFICATO FOSSE LA CONSACRAZIONE DEL DOMINIO PAPALE SULL’UNIVERSOMONDO. SE LA AGGIUDICÒGIAN LORENZO BERNINI, CHE PURE ERA CADUTO IN DISGRAZIA CONQUEL PONTEFICE. GLI PRESENTÒ UN PROGETTO COSÌ BELLODA NON TEMERE PARAGONI: UNOBELISCO AL CENTRO SEMBRA POGGIARE SUL VUOTO E QUATTRO STATUE COLOSSALI SONO LE QUATTRO PARTI DEL MONDO ALLORA CONOSCIUTO. BERNINI E BORROMINI, ETERNI RIVALI, SI FRONTEGGIANO.

Pagine precedenti PIAZZA NAVONA, FONTANA DEL MORO

165 PIAZZA NAVONA

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167 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA CORSO VITTORIO EMANUELE E BASILICA DI SANT’ANDREA DELLA VALLE

168 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA CORSO VITTORIO EMANUELE È IL PRODOTTODI UNA POLITICA DI SVENTRAMENTODEGLI ANTICHI RIONI MESSA IN ATTO SUBITO DOPO L’UNITÀ D’ITALIA, DAL TEMPODELLA BRECCIA DI PORTA PIA E DELLA PROCLAMAZIONE DI ROMA CAPITALE NEL 1871. IL NUOVOGOVERNO, LAICO E ANTICLERICALE, RITENNE NECESSARIO BONIFICARE LA CITTÀ ANTICA GIUDICATA MALSANA, DEMOLENDO VICOLI E PICCOLE PIAZZE, NONCHÉ CHIESE ED EDIFICI ANCHE DI NOTEVOLE INTERESSE STORICO. FU COSÌ APERTO UN ASSE VIARIO DI FACILE SCORRIMENTO CHE, SUL MODELLODEI BOULEVARD PARIGINI, RAZIONALIZZAVA GLI SPAZI E LA CONSEGUENTE VITA DEGLI ABITANTI. LUNGO IL TRAGITTO SI APRE PIAZZA CAMPODE’ FIORI, DOVE FU COLLOCATO IL MONUMENTO BRONZEO AL MARTIRE DELL’INQUISIZIONE GIORDANO BRUNO, OPERA DI ETTORE FERRARI CHE PROVOCÒ UN FORTE ATTRITO TRA PAPATO E AMMINISTRAZIONE CIVILE.

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171 PIAZZA CAMPO DE’ FIORI

172 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

173 PIAZZA FARNESE

174 PIAZZA TRILUSSA DA PONTE SISTO

175 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

176 PONTE SISTO

177 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

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179 Un problema di second’ordine mi fa compagnia, un problema bonario. Mi domando che cosa farò. Proprio nel senso banale di come mi occuperò, come riempirò le mie giornate. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

Pagine precedenti PONTE PALATINO, ISOLA TIBERINA E SINAGOGA

183 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA LA SINAGOGA DAL LUNGOTEVERE DE’ CENCI

184 TEATRO DI MARCELLO

185 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

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187 ARCO DI GIANO E VIA DEI CERCHI

188 Più sconvolgenti sono le stimolazioni, più urgente, più vitale, è il bisogno di adattarsi. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

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190 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA TEMPIO DI ERCOLE VINCITORE E ARCO DI GIANO

Pagine seguenti PONTE PALATINO

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195 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA VIA LUIGI PETROSELLI VERSO SANTA MARIA IN COSMEDIN

196 SANTA MARIA IN COSMEDIN E BOCCA DELLA VERITÀ LA BASILICA DI SANTA MARIA IN COSMEDIN DERIVA IL SUO APPELLATIVODAL GRECO “KOSMIDION”, CHE SIGNIFICA ORNAMENTO, PROBABILMENTE IN RIFERIMENTO AI NUMEROSI ABBELLIMENTI CHE PAPA ADRIANO I FECE AGGIUNGERE INOCCASIONE DEL RIFACIMENTO ESEGUITONELL’VIII SECOLO, SULLA BASE DI UN PRECEDENTE LUOGODI CULTO CRISTIANO. LA BASILICA VENNE POI ULTERIORMENTE RINNOVATA NEL XII SECOLO. IL PORTICO ANTERIORE OSPITA LA FAMOSA BOCCA DELLA VERITÀ. SI TRATTA DI UN MASCHERONE ROTONDO CON FATTEZZE MASCHILI, A CUI FIN DALL’ANTICHITÀ VENGONO ATTRIBUITE CARATTERISTICHE PORTENTOSE: SI DICE CHE MORDA LA MANO A CHI LA INSERISCE DOPO AVER MENTITO. DÀ IL NOME ALLA PIAZZA ANTISTANTE LA CHIESA, CHE ANTICAMENTE COSTITUIVA IL FULCRODEL FORO BOARIO, DOVE SI TENEVA IL MERCATODEL BESTIAME. SULLA PIAZZA I TURISTI FANNO LA CODA PER PROVARE IL BRIVIDODI INSERIRE LA MANONELLA BOCCA. MENONOTO INVECE IL FATTO CHE LA CHIESA CUSTODISCE ANCHE UN RELIQUIARIODI VETRO CON IL CRANIODI SAN VALENTINO, PATRONODEGLI INNAMORATI.

ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Pagine seguenti PORTA SAN PAOLO E PIRAMIDE CESTIA

200 Me ne sto a guardare, dalla panchina di un viale, la vita che in questa strana eternità si prepara sotto i miei occhi. Guido Morselli, Dissipatio H.G.

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203 CIRCO MASSIMO E TERME DI CARACALLA

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205 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO

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207 MURA AURELIANE E PIAZZA DI PORTA MAGGIORE

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209 MURA AURELIANE E PIAZZALE LABICANO

ROMA SILENZIOSA BELLEZZA Pagine seguenti PIAZZA DEI CINQUECENTO E STAZIONE TERMINI PIAZZA DI PORTA MAGGIORE

ROMA SILENZIOSA BELLEZZA PIAZZA DEI CINQUECENTO E STAZIONE TERMINI Pagine seguenti VIA GIOLITTI E STAZIONE TERMINI PIAZZA DI PORTA SAN LORENZO E VIA DI SANTA BIBIANA

220 PIAZZA ESEDRA È CHIAMATA COSÌ DAI ROMANI MA IL NOME UFFICIALE È PIAZZA DELLA REPUBBLICA. VI SI AFFACCIA LA CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI, LA CHIESA CIVICA DELLA CITTÀ DOVE SI TENGONO GRANDI CERIMONIE ED EVENTI SACRI DI PARTICOLARE RILEVANZA. L’ESEDRA SEGUE L’ANTICA FORMA DELLE TERME DI DIOCLEZIANO, IN PARTE ANCORA SOTTOTERRA, IN PARTE EMERSE. COSÌ LA CITTÀ MODERNA OTTOCENTESCA SI APPOGGIÒ LETTERALMENTE AL TRACCIATODEI MONUMENTI ANTICHI. AL CENTRODELLA PIAZZA LO SCULTORE MARIO RUTELLI COLLOCÒ LA FONTANA DELLE NAIADI (1901), UNA SERIE DI GRUPPI SCULTOREI IN BRONZO CHE FECERO IMMENSO SCANDALO PER L’AUDACIA EROTICA DEI NUDI E PER IL FATTO CHE LE MODELLE ERANO PERSONE FAMOSE DELLA SOCIETÀ RICCA ED ELEGANTE DEL TEMPO. CI FU ADDIRITTURA UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE! LA BELLE ÉPOQUE ROMANA.

221 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA PIAZZA DELLA REPUBBLICA

222

IL LAGO DELL’EUR E IL PALACONGRESSI

VIA DEI FORI IMPERIALI NACQUE COL NOME DI VIA DELL’IMPERO IN PIENA ERA FASCISTA. L’IDEA ERA QUELLA DI COLLEGARE PIAZZA VENEZIA AL COLOSSEO, DEMOLENDO LA COLLINA DELLA VELIA CHE VI SI FRAPPONEVA, PER SALDARE IL CENTRODI ROMA CON LA ZONA SUD DEL LATERANO, DA SEMPRE AVVERTITA COME REMOTA E LONTANA ANCHE SE ANCORA ALL’INTERNODELLE MURA AURELIANE. ERA L’APOTEOSI DELLA RESURREZIONE VIVENTE DELL’ANTICHITÀ, CHE È PRESENTE MENTRE SI PERCORRE LA STRADA SU CUI SI AFFACCIANO I FORI. NEL NUOVISSIMO INSEDIAMENTO DELL’EUR IN DIREZIONE DEL MARE I PROGETTISTI VOLLERO CREARE UN’IDEALE PROSECUZIONE. FULCRO NE SAREBBE STATO L’OBELISCODI ARTURODAZZI, DEDICATO A GUGLIELMOMARCONI, IL LEONARDO DA VINCI DEL MONDOMODERNO, INVENTORE DELLE TELECOMUNICAZIONI.

227 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

OBELISCO DI MARCONI E VISTA VERSO IL LAGO DELL’EUR Pagine precedenti PIAZZALE DELLE NAZIONI UNITE E VIALE CRISTOFORO COLOMBO

229 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA VISTA DELL’EUR E, SULLO SFONDO, IL COLOSSEO QUADRATO

232 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA COLOSSEO QUADRATO E VIA CIVILTÀ DEL LAVORO

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234 ROMA SILENZIOSA BELLEZZA

235 VIALE CRISTOFORO COLOMBO VERSO L’EUR

236 In realtà una sensazione di presenze viventi c’è, e assai vivida, nella nostra visita alla città. Sono le statue che incontriamo in ogni dove e che ci danno continuamente la percezione di una vita latente che non si interrompe mai. Claudio Strinati

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238 155 10 17 20 45 28 55 73 113 125 86 Augusto Rivalta, La Forza, 1910. Il Vittoriano DIDASCALIE Paolo Naldini, Angelo con corona di spine, 1671. Ponte Sant’Angelo Francesco Baratta, Il Rio della Plata, 1651. Fontana dei Quattro Fiumi, Piazza Navona Giulio Monteverde, Il Pensiero, 1910. Il Vittoriano Paolo Romano, San Paolo, 1464. Ponte Sant’Angelo Giulio Monteverde, Il Pensiero, 1910. Il Vittoriano Gregorio Zappalà, Nereidi, putti e cavalli marini, Fontana del Nettuno, 1878. Piazza Navona Piero Bracci, Il Tritone, 1732-1751. Fontana di Trevi Agostino Cornacchini, San Giovanni Nepomuceno, 1731. Ponte Milvio Giulio Monteverde, Il Pensiero, 1910. Il Vittoriano Gregorio Zappalà, Nereidi, putti e cavalli marini, Fontana del Nettuno, 1878. Piazza Navona Gregorio Zappalà e Antonio della Bitta, Fontana del Nettuno, 1878. Piazza Navona

239 158 159 169 178 189 201 237 Gregorio Zappalà, Nereidi, putti e cavalli marini, Fontana del Nettuno, 1878. Piazza Navona Gregorio Zappalà, Nereidi, putti e cavalli marini, Fontana del Nettuno, 1878. Piazza Navona Federico Mochi, San Giovanni Battista, 1633. Ponte Milvio Gregorio Zappalà, Nereidi, putti e cavalli marini, Fontana del Nettuno, 1878. Piazza Navona Claude Poussin, Il Gange, 1651. Fontana dei Quattro Fiumi, Piazza Navona Ercole Ferrata, L’angelo con la croce, 1667-1670. Ponte Sant’Angelo Augusto Rivalta, La Forza, 1910. Il Vittoriano Lorenzetto, San Pietro, 1534. Ponte Sant’Angelo

Project Coordination | Webuild Corporate Identity and Communication Department Art direction & graphic design | Laura Decaminada Augmented reality | View Too Video | Antonio Visceglia Translations | Sylvia Adrian Notini Photographs on pp. 12, 22–23, 30–53 are courtesy of Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo - Parco archeologico del Colosseo Quotations on pages 16, 29, 44, 54, 72, 87, 113, 124, 154, 179, 188, 200 are taken from: Guido Morselli, Dissipatio H.G. (The Vanishing), Translated by Frederika Randall, New York Review Books, 2020, with permission of the publisher © 1977 Adelphi Edizioni S.p.A. Milano © 2022 Mondadori Libri S.p.A. Distributed in English throughout the World by Rizzoli International Publications Inc. 300 Park Avenue South New York, NY 10010, USA ISBN: 978-8-8918-3200-9 2023 2024 2025 2026 / 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 First edition: April 2023 All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording, or otherwise, without prior consent of the publishers. This volume was printed at L.E.G.O. S.p.A., Vicenza Printed in Italy Visit us online: Facebook.com/RizzoliNewYork Twitter: @Rizzoli_Books Instagram.com/RizzoliBooks Pinterest.com/RizzoliBooks Youtube.com/user/RizzoliNY Issuu.com/Rizzoli

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