Roma deserta: memorie di bellezza

PIETRO SALINI

Una città “dormiente”.
Una città che viene dal passato
per lasciarci una nuova visione di futuro

Roma: durante la pandemia scatenata dal Covid–19, come molte metropoli nel mondo, si è fermata, e i suoi luoghi pubblici sono rimasti vuoti, sospesi in un tempo indefinito. Piazze, strade e monumenti deserti sono sembrati spogli, come se la mancanza del fattore umano li rendesse incompleti, pur nella loro immutata bellezza e maestosità.

L’assenza delle persone e il vuoto generato dal lockdown hanno riacceso il dibattito sui temi legati alla concezione di città vivibile, di urbanistica e di mobilità. È necessario sfruttare l’occasione di questo cambiamento epocale per ripensare completamente gli ambienti e le infrastrutture, partendo dai bisogni delle comunità in una nuova ottica di sostenibilità, dai centri alle periferie.

Questo volume nasce dal desiderio di cogliere questo momento particolare di una città dormiente ed esaltare l’anima di Roma, documentare e raccontare l’esperienza del vuoto creato dall’epidemia Covid–19 e avviare nuove riflessioni sul futuro che ci attende. Le immagini raccontano una Roma diversa e mai vista, nella quale linee e geometrie delle grandi opere riemergono nitide come mai prima, in tutta la loro bellezza non contaminata dalla crescente antropizzazione che spesso, non governata, la imbarbarisce.

Scorrere con lo sguardo i monumenti noti ovunque nel mondo ma anche i quartieri e gli scorci meno conosciuti significa analizzare il rapporto tra spazio, comunità e infrastrutture. Le immagini di una metropoli quasi rarefatta ci ricordano che il tessuto urbano, come somma di luoghi fisici, acquisisce senso attraverso l’uso che le persone ne fanno, e diventa funzionale al benessere dei cittadini. Gli antichi Romani diffusero la vita urbana in territori dove mai essa era apparsa e vollero che le città, in ogni angolo dell’impero, avessero alcune caratteristiche simili. La nascita di nuovi conglomerati rivela la volontà di usare la bellezza dell’edilizia cittadina per fare propaganda alla grandezza di Roma e celebrarne il successo, creando nello stesso tempo infrastrutture al servizio delle persone, come gli acquedotti, alcuni lunghi quasi cento chilometri, fondamentali per il rifornimento idrico e tuttora visibili in alcuni paesi. Simbolo di progresso e di sviluppo.

La “grande bellezza”, in fondo, sta nell’interazione e nelle storie vissute dalle persone nei luoghi a cui queste appartengono. Da questa idea si può ripartire per immaginare e progettare una rete di infrastrutture più adeguata alle esigenze del XXI secolo, pur nel rispetto dell’eredità storica e delle affascinanti stratificazioni di una capitale come Roma.

Le immagini di questo libro raccontano una struttura urbana vuota e hanno un valore estetico, ma sono soprattutto un’ispirazione per lavorare sul nostro futuro. Una ripresa durevole e solida, in una fase post-Covid, passerà per un grande progetto infrastrutturale che sfrutti appieno le nostre migliori capacità costruttive e creative, per una transizione verso un modello di sviluppo diverso che abbia come obiettivo una nuova sostenibilità economica, sociale, ambientale.

 

Pietro Salini
Administratore Delegato del Gruppo Webuild