Intervento di Pietro Salini

A visionary idea, a new frontier

Il progresso corre lungo una linea retta. Difficile rallentarlo; quasi impossibile cambiarne la direzione. Eppure alle volte l’ingegno umano e l’eccellenza della tecnica sono riusciti a piegarlo, mutandone il percorso ed evitando che la sua corsa, preziosa e inarrestabile, cancellasse le tracce di un passato glorioso.

Questo miracolo si è consumato nei primi anni Sessanta del secolo scorso nella valle del Nilo, la culla della civiltà, il bacino naturale intorno al quale egizi e romani, copti e musulmani avevano eretto villaggi e inaugurato nuove rotte. Un incredibile patrimonio che ha rischiato di rimanere sommerso dalle acque del Nilo dopo che il governo egiziano avvio la costruzione di una grande diga, che avrebbe incrementato in modo decisivo la produzione energetica del paese accelerandone crescita e sviluppo.

La diga era per l’Egitto una strada obbligata verso il progresso e un’opera da realizzare per migliorare la vita di milioni di persone. Ma quella strada intercettava migliaia di anni di storia, scontrandosi contro i due Templi di Ramses II, che sorgevano nei pressi di Abu Simbel.
Quando l’UNESCO, incaricato dal governo egiziano, lanciò un appello per il salvataggio dei templi, fu subito chiaro che per le imprese che avrebbero partecipato alla gara si trattava non solo di mettere la tecnica ingegneristica al servizio del progetto, ma di misurarsi con il progresso stesso e le sue leggi.

Scegliere di far parte del gruppo ristretto di imprese chiamato a realizzare il progetto divenne una sfida per Impregilo, oggi Salini Impregilo, e per tutti quegli ingegneri e tecnici che fino ad allora avevano partecipato con noi alla costruzione di grandi opere infrastrutturali in tutto il mondo.
Smontare due templi e rimontarli altrove, ricostruendo alla perfezione il loro ambiente, era un’idea visionaria e una frontiera per il nostro settore, chiamato ad esprimere il massimo dell’eccellenza per evitare che quel patrimonio fosse danneggiato o addirittura perso per sempre.

Un’occasione unica, non solo per misurare il grado di sviluppo raggiunto dall’industria, ma per sperimentare – caso non comune per l’epoca – una collaborazione internazionale che mettesse a fattor comune le migliori esperienze e competenze presenti sul mercato globale delle grandi opere.

La messa in sicurezza dei due Templi di Ramses II è stata quindi una vittoria di tutti: del governo egiziano, che ha realizzato una diga strategica per il suo sviluppo, senza mettere a rischio il proprio patrimonio artistico; dell’UNESCO, che ha dimostrato al mondo l’importanza di proteggere e tutelare il passato per le attuali e future generazioni; dei grandi player mondiali, che hanno aggiunto un capitolo indimenticabile alla storia dell’industria delle infrastrutture in un perfetto lavoro di squadra. 

A 50 anni dalla fine di quell’impresa, Salini Impregilo sente ancora l’orgoglio di aver scritto alcune pagine di quella storia e ricorda con ammirazione tutti quegli uomini che, con abilità e competenze uniche, portarono a compimento l’impresa.
Oggi resta per tutti noi la consapevolezza che, come a volte accade, l’intervento dell’uomo è stato capace di piegare il progresso senza rallentarlo, semplicemente deviandone la corsa per evitare di perdere per sempre un pezzo di storia dell’umanità.

 

Pietro Salini
Amministratore Delegato Webuild (Precedentemente Salini Impregilo)