Prefazione di Antonio Pappano

Culture che si intersecano

Lavoro nell'ambiente del teatro lirico ormai da quarant'anni. Ancora oggi, la parte più importante della mia giornata è quando entro nell'auditorium. Chiamatelo se volete brivido, risveglio, qualcosa che mi ricorda che non sto solo entrando all'interno di uno spazio meraviglioso, ma in un contenitore di scoperte condivise, di sogni e speranze condivise, di illuminazione condivisa attraverso la creatività degli artisti sul palcoscenico, attraverso il loro talento, la loro audacia! Condividere. Ecco la parola chiave. Il teatro unisce le comunità, portandole all'interno di uno spazio, solitamente curvo, come da tradizione greca e romana, perché tutti possano vedere il palcoscenico chiaramente, con e udirne la meravigliosa acustica, ma ancor più, una vista sul resto del pubblico presente! Due teatri in uno!

Anime assetate di conoscere qualcosa di esterno, che condividono un momento magico irripetibile. Questa, la firma della nostra eredità culturale. Proprio come in una chiesa, dove ognuno è membro della stessa famiglia, dove tutti sono uguali. E' ironico che i biglietti meno costosi, quelli meno prestigiosi, in quasi tutti i teatri del mondo, si trovino in cima, nell'area chiamata "degli dei", come si dice qua in Inghilterra, ma che allo stesso tempo, l'acustica migliore si trovi proprio qui.

Questo "contenitore" che io ora descrivo può essere, e spesso infatti lo è, un'opera d'arte in se stessa. Un invito architettonico ad unirsi, e ad abbracciare un eventuale pubblico. Una casa non solo per l'artista devoto che esprime qui la propria arte, ma anche il backstage fatto di collaboratori, che in un certo senso rappresentano una città di artigiani indaffarati, una città quasi segreta. L'architettura come collegamento alla nostra eredità, che spesso richiama le masse con il proprio mistero, la bellezza stessa della struttura che racchiude il teatro.

La mia esperienza personale come artista che conduce grandi masse di persone, normalmente in tragedie eroiche, mi fa spesso dimenticare che un solista solo su un palcoscenico che parla o canta direttamente ad un pubblico spettatore, comunicando magari un pensiero, un'idea, un messaggio, può essere infatti la forma più potente di teatro che ci sia. Condividere questa esperienza in questa culla di umanità, come mi piace chiamarla, è essenziale per capire i segreti della psicologia umana; una chiave vera e propria che permette di sbloccare i nostri pregiudizi, arricchendoci, facendoci diventare persone più comprensive, più curiose di ciò che ci circonda. Non dimentichiamo poi, che la performance artistica può provocare, che i teatri, storicamente, hanno da sempre capito quanto fosse importante sfidare il pubblico, spesso scuotendolo così da permettere che capisse certe verità.

L'essere umano ha bisogno di teatro. Ne abbiamo sempre avuto bisogno, e ne avremmo sempre bisogno. Infatti, credo fermamente che oggi dobbiamo ricercare quel brivido, quel pericolo, l'emozione di questo dono glorioso che la storia ci ha saputo regalare, condividendo tutto questo con chi ci è vicino.