Il Desiderio di Progresso - Romano Prodi

Il Desiderio di Progresso - Romano Prodi

L'Africa si sta "svegliando". Certo, chiamarlo Rinascimento africano sarebbe un'esagerazione, pur piacendo ad alcuni, ma qualcosa di nuovo sta accadendo. Non fornisce certamente il rimedio in grado di contrastare l'estrema povertà presente nel continente, ma almeno offre un po’ di speranza per il futuro. Dal Mediterraneo al Sud Africa, ogni cosa è in movimento. Ondate di persone si spostano lasciando le aree rurali per raggiungere i sobborghi limitrofi delle città. Seguono il collegamento invisibile della telefonia mobile, mentre ingegneri e lavoratori cinesi costruiscono le strade e le ferrovie, destinate ad aprire la strada verso la modernità, in un continente che non è mai riuscito a raggiungere questo traguardo da solo.

Nonostante ciò, è bene non farsi troppe illusioni, poiché questo processo si trova solo agli inizi e l'Africa rimane comunque il continente più povero al mondo. Nonostante i segnali di una rinascita di questi ultimi dieci anni, la quota africana dell'utile del pianeta non è cambiato da quello di trent'anni fa, mentre la popolazione è in crescita e raddoppierà entro la metà del 21 secolo. Il viaggio africano sarà quindi un viaggio in salita, nonostante il continente goda di risorse naturali.
Il maggiore ostacolo lungo il percorso verso un Rinascimento africano è la fragilità delle classi politiche al governo in quasi tutti i paesi. Ciò è dovuto principalmente ad una riluttanza ancestrale alla cooperazione tra paesi, questi ultimi troppo piccoli per poter costruire da soli un solido benessere economico. Inoltre, questi stessi paesi sono per tradizione contrari alla creazione di alleanze necessarie al loro rafforzamento e per il loro continuo sviluppo.

Il margine tra il potenziale del continente africano e la povertà dei propri cittadini è enorme: è il continente al mondo più ricco in termini di risorse naturali, ma non è in grado di produrre abbastanza cibo per sfamare i propri abitanti, nè tantomeno di generare sufficiente energia elettrica per far sì che le condizioni di vita siano sopportabili. La nuova Africa, come già detto, necessita di uomini e donne in grado di affrontare gli enormi cambiamenti in essere e di utilizzare l'incredibile potenziale di risorse presenti nel continente guidandolo verso il proprio sviluppo. Il continente africano è dotato di numerose risorse: petrolio, gas naturale, carbone, rame, oro e diamanti. Ma ancor più, il territorio è per la maggior parte potenzialmente fertile e perennemente "bagnato" dal sole. Le risorse del continente abbondano, ma vi è una condizione assolutamente indispensabile perché tutte queste ricchezze possano trasformare in meglio le vite degli africani: la disponibilità di un quantitativo sufficiente di acqua: acqua potabile, acqua per lavaggi, per l'industria, acqua per produrre energia elettrica, acqua per vivere.

In Africa vi è molta acqua. L'Africa possiede alcuni dei fiumi più grandi al mondo e le falde acquifere più abbondanti, ma le persone muoiono di sete e soffrono a causa delle terribili inondazioni, mentre nei sobborghi cittadini mancano le misure sanitarie più elementari. La ridistribuzione idrica per consentirne un utilizzo più razionale per tutto il continente diviene una priorità: l'acqua deve essere disponibile anche nei distretti più poveri e deve poter irrigare vaste aree rendendole fertili e garantire l'utilizzo presso le industrie. Acqua, che se non incanalata e distribuita può solo portare a danni.
Questo è il compito svolto dai costruttori di dighe: costruire il primo anello della catena per migliorare le condizioni di vita di ogni cittadino. È un compito affascinante, che richiede tecnologia, capacità organizzative, solidità finanziaria e sensibilità per comprendere i bisogni ed i problemi dei territori nei quali bisogna agire.

Le illustrazioni del volume mostrano gli aspetti particolari di questo lavoro, quelli più evidenti a chi osserva da fuori. Dietro a queste foto è comunque necessario vedere la complessità dei progetti, la difficoltà di lavorare in condizioni quasi impossibili e il bisogno di considerare ogni conseguenza di ciò che verrà prodotto dal progetto. Sono quindi orgoglioso di vedere quanti progetti importanti siano stati realizzati in Africa da società italiane, tra le quali spicca Salini Impregilo. Progetti molto diversi tra loro: dallo sbarramento di fiumi al raccoglimento delle acque piovane stagionali nelle aree semi-desertiche.

Sono progetti colossali che dimostrano capacità tecniche ed organizzative. Appaiono ancora più notevoli, considerando che le società italiane devono affrontare difficoltà di più ampio raggio a causa della fragilità del nostro sistema finanziario. Inoltre, devono competere con società in grado di poter contare su un appoggio di tipo politico decisamente più influente rispetto al nostro.

Siamo, per tradizione, costruttori di dighe. Ciò, nonostante la crescente difficoltà a trovare risorse umane che siano disponibili a trasferirsi in ogni parte del mondo ed orgogliosi di raggiungere straordinari traguardi che rimarranno nei secoli a venire.

Forse sono troppo ottimista, ma quando osservo una nostra diga in Africa, penso sempre che possa anche svolgere un importante contributo per la pace in futuro. Se pensiamo ai numerosi conflitti di questi ultimi decenni, il motivo principale di scontro risale quasi sempre al desiderio di possedere risorse energetiche. Poi però comprendo anche che il petrolio ed il gas naturale possono essere facilmente sostituiti da altre fonti energetiche. Per l'acqua è diverso! Per questo motivo, chi raccoglie e fornisce acqua, razionalmente, sia per uso domestico che per uso agricolo, contribuisce anche a ridurre i futuri conflitti.

Non è sicuramente il motivo principale che porta alla costruzione di una diga, ma è bello poter pensare che, oltre all'effettiva costruzione, si stiano anche piantando i semi di speranza che la diga possa servire anche ad evitare potenziali conflitti causati dalla siccità.